Quando si pensa all’economia mondiale subito ci vengono in mente aziende come Coca-Cola, Mcdonalds o Nike. Pochi sanno però che il vero motore del mondo sono le microimprese che in media costituiscono più del 60% delle aziende mondiali e 70% dell’impiego totale.
Secondo la definizione dell’Unione Europea una microimpresa è un’azienda con un organico inferiore a 10 persone e il cui fatturato annuale non superi i 2 milioni di euro. Questa definizione però cambia da paese a paese. In alcuni casi, come Argentina, Uruguay, Albania ed Emirati Arabi Uniti, la soglia massima di persone è 4. La Federazione Russa è invece il paese con la soglia di dipendenti più alta. Là una microimpresa può avere anche 15 persone nel proprio organico.
Le microimprese sono fondamentali a livello economico perché sono quelle con cui entriamo maggiormente a contatto ogni giorno: il panettiere dietro l’angolo, il salumiere di fiducia, l’imbianchino, l’elettricista e molti altri. Sono i professionisti a cui ci rivolgiamo di più e di cui non possiamo fare a meno.
In Italia questo fenomeno è particolarmente accentuato. L’imprenditorialità italiana si esprime proprio tramite queste microimprese. Il nostro paese ne è l’esempio più lampante: non solo vi sono moltissime piccole aziende ma senza di esse l’economia nazionale si fermerebbe.
A questo punto sorge una domanda spontanea: nel campo delle microimprese l’Italia è prima nel mondo?
Nel 2010 la Banca Mondiale ha creato un enorme database contenente di dati sulle microimprese in più di 100 paesi nel mondo. Questo primo grafico si riferisce al numero totale di microimprese presente in ogni paese. Come è possibile vedere l’Italia non è la prima (si tenga anche in considerazione la quantità di abitanti in Italia) ma di certo non sfigura. Il podio mondiale è composto da Indonesia, Nigeria e Stati Uniti. E’ interessante notare come gli Stati Uniti, famosi per le loro Start-Up e con una popolazione 5 volte quella italiana, abbiano solo circa 1 milione in più di microimprese rispetto al Bel Paese.
Come detto questo è un numero che non tiene conto di diversi fattori. Se invece si incrociano alcuni dati si possono ottenere statistiche interessanti.
La situazione cambia completamente. La top 3 ora è composta da Brunei, Indonesia e Paraguay. L’Italia è appena fuori dal grafico al 16esimo posto. Questo grande cambiamento è dovuto a due parametri utilizzati da questo ranking. Il primo è che non si contano soltanto più le microimprese, ovvero quelle con meno di 10 dipendenti, ma sono incluse anche le piccole, da 10 a 50 dipendenti, e le medio imprese, da 50 a 200. Il secondo fattore è che non è più limitato ai settori manifatturiero e servizi. E’ possibile notare che la maggior parte dei paesi nella top 15 sono turistici. I loro alberghi locali e servizi per turisti sono numerosi come nel caso di Indonesia, Jamaica e Mauritius. L’ultimo confronto su cui è interessante riflettere è la percentuale di lavoratori nelle PMI rispetto ai lavoratori totali.
L’Italia rientra nella top 10 con un 81.4% dell’occupazione nelle piccole e medio imprese. Un dato interessante è che i tre paesi davanti all’Italia sono piccoli paesi poco sviluppati. Il che significa quasi totale assenza di grandi azienda. Guardando il tutto da questo punto di vista l’Italia è il primo tra i paesi industrializzati in cui certo non mancano le grandi aziende.